Fuori dal comfort, dentro la creatività - Cosa mi ha insegnato il trasferimento a Milano su cambiamento, crescita e flessibilità

A luglio abbiamo deciso di trascorrere qualche mese a Milano. Sembrava una di quelle avventure che tutti dovrebbero vivere prima o poi nella vita: sole, design e aperitivo. Una breve pausa per guadagnare un po' di prospettiva. In realtà, però, si è trattato di quattro settimane di valigie, di smistamento, di organizzazione, di ricerca di un subaffittuario per il nostro appartamento e di addio ad Amburgo.

Quello che la maggior parte delle persone non sa è che: Ho già vissuto a Milano una volta, più di dieci anni fa. All'epoca, non è stato un periodo particolarmente bello. La città era troppo rumorosa, veloce e opprimente. Non mi sono mai sentita a mio agio. Quindi l'idea di tornarci non era esattamente il mio sogno. Ma questa volta è stato diverso. La decisione è stata presa dal mio compagno, Max. Era da un po' che parlavamo di vivere all'estero, di cambiare prospettiva e di trovare una nuova ispirazione, forse anche di riscoprire un senso di leggerezza.

L'Italia aveva senso. Voleva imparare la lingua; io la parlo già. E Milano, beh, è stata una scelta strategica: è internazionale, creativa e ben collegata. Così l'abbiamo fatto. Abbiamo fatto un viaggio di una settimana da Amburgo a Stoccarda e poi a Milano. La prima notte nel nuovo appartamento mi sono resa conto che forse era stata una pessima idea. In piedi, tra scatoloni disfatti e mille pensieri che ci frullavano per la testa, avevamo entrambi voglia di buttare tutto dalla finestra. Invece abbiamo deciso di dormirci sopra e di dargli una possibilità.

Quattro settimane dopo, il nostro portiere ci conosce per nome, abbiamo trovato i nostri ristoranti preferiti, andiamo al mercato locale ogni martedì e sabato e Leila insegue felicemente gli scoiattoli nel parco. Ciò che prima sembrava estraneo ora ci è familiare. Da qualche parte, tra il bere un espresso e il controllare le e-mail, ho capito che questa città aveva qualcosa da insegnarmi.

Qualcosa che riguarda il cambiamento. Qualcosa sulla crescita. E, soprattutto, mi ha insegnato la flessibilità.

1. Il cambiamento è il miglior stimolatore della creatività

Il cambiamento è scomodo. Muove le cose, solleva domande e costringe ad adattarsi. Tuttavia, è anche un modo per ricominciare a pensare in modo creativo.

Milano è una città di contrasti: passato e futuro, caos e bellezza, velocità e indulgenza. Vecchi palazzi con facciate sbiadite si affiancano a edifici minimalisti in vetro. Questa tensione tra vecchio e nuovo mi ispira ogni giorno. Mi ricorda che la creatività non nasce mai dall'equilibrio, ma dall'attrito.

Se cercate energia creativa, abbracciate il cambiamento - nel vostro pensiero, nel vostro ambiente e nei vostri processi. L'innovazione avviene quando ci si permette di cambiare, anche quando all'inizio ci si sente a disagio.

2. Fuori dal comfort, verso la crescita

Pensavo di essermi sistemata a trent'anni, con i piedi per terra, organizzata e sicura delle mie abitudini. E poi è arrivata Milano, di nuovo.

È una città che conoscevo già e che pensavo di essermi lasciata alle spalle da tempo. Parlo la lingua e sono per metà italiana, ma il nord Italia ha un'energia tutta sua. Il ritmo mi ha subito ricordato il periodo trascorso a Londra: entusiasmante all'epoca, ma estenuante quando si cerca di costruire un'attività e di mantenere la propria tranquillità.

Che cosa ho imparato? Quando sorgono dei dubbi, non cerco più di combatterli: li lascio semplicemente esistere. Ho imparato ad accettare le cose prima di cercare di controllarle. Grazie a questa accettazione, la crescita segue naturalmente.

Ora, dopo quattro settimane, il nostro portiere ci saluta per nome, Leila (il nostro cane) corre a perdifiato nel parco e noi prendiamo il nostro espresso mattutino da Anna - a dire il vero, non conosco nemmeno il nome del suo caffè, ma abbiamo iniziato a chiacchierare con lei, si è presentata e da allora ci siamo abituati a dire: "Andiamo da Anna".

A mio avviso, la crescita inizia quando si smette di cercare di controllare. Accettare prima di agire. La capacità di adattarsi senza perdere se stessi è la stessa mentalità che fa progredire un'azienda.

3. La flessibilità è il vostro vantaggio imprenditoriale

Sono convinto che la flessibilità non sia solo un'abilità, ma una mentalità.

A Milano le cose funzionano in modo diverso rispetto ad Amburgo. Gli orari d'ufficio, la comunicazione e la mentalità si muovono a un ritmo diverso e hanno una loro logica. All'inizio ho cercato di "fare le cose per bene", come ero abituato a fare. Ma ho capito subito che qui il controllo non funziona. Funziona l'adattamento.

Ho imparato a pensare in modo diverso, a lasciar andare il perfezionismo e ad adottare un approccio più flessibile, senza perdere la concentrazione. Il risultato? Mi sento più calmo, più presente e, ironia della sorte, più produttivo.

In un mondo che cambia ogni giorno, la flessibilità non è facoltativa, ma essenziale. Non è la rigida pianificazione a sostenere gli imprenditori nel lungo periodo, ma la capacità di evolversi.

Pensieri finali

Milano non è stato un nuovo inizio, ma una seconda possibilità.
È stata un'opportunità per vivere la città in modo nuovo. È stata anche l'occasione per vedere me stesso in modo diverso.

Il cambiamento non è un rischio, è un promemoria.
Un promemoria del fatto che non si è mai veramente "finiti".
Che ci si può reinventare ancora e ancora.

È un argomento che ho discusso spesso con gli amici, ad esempio durante il mio ultimo ritiro a Ibiza e recentemente con una persona che lavora nel mondo dell'arte. Il segreto è fare un passo alla volta, abbandonare il perfezionismo (che non fa altro che frenare) e fidarsi del processo che porta all'ignoto.

È lì che ci si espande. È lì che si cresce.
Sia nella vita che negli affari, la crescita deriva dalla fiducia, non dal controllo.

Con amore e fiducia da Milano ❤️
xx,
Lisa

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